Elisa e Ornella sono le “maestre” di italiano delle donne accolte in Caritas. E Afsaneh (iraniana) e Aïcha (ivoriana), due studentesse. Ecco le loro storie
Qui non si impara solo l’italiano, ma soprattutto ad essere amate, guardate con occhi diversi. Qui le ragazze ridiventano persone, riacquistano uno sguardo su di sé di consapevolezza, di coraggio, di affetto.
Siamo nella scuola/aula studio a Casa Betania, luogo principale dell’accoglienza di donne e minori della nostra Caritas Diocesana.
Elisa Ferraretto lavora qui da un anno e mezzo per insegnare italiano alle ragazze e alle donne accolte. In questo, è aiutata da Ornella Zanardo, volontaria, insegnante di inglese in pensione.
Elisa, storia di una vocazione nata dopo la laurea
«Il 5 ottobre 2021 ho iniziato il mio lavoro qui in Caritas». Ci tiene a dirci anche il giorno, Elisa, di quest’esperienza che tanto la sta segnando. Dopo il Liceo Artistico, la Triennale in Antropologia a Bologna e il Master sull’Immigrazione e i fenomeni migratori a Venezia, a Pontecchio Polesine (lei è originaria di quelle zone), Elisa svolge un anno con la Messa a disposizione in una prima elementare, per poi iniziare a lavorare in un altro centro di accoglienza, prima come insegnante di italiano di bambini stranieri, ma nati in Italia, poi come operatrice sociale in una Casa d’accoglienza per ragazzi a Jolanda di Savoia (un progetto SAI – Sistema Accoglienza Integrazione, ex SPRAR). E l’anno scorso per alcuni mesi a Fiesso Umbertiano «ho fatto un corso di italiano ad alcune donne marocchine», corso finanziato dalla Caritas di Rovigo.
Qui «le ragazze ci chiamano “maestra”», e questa cosa la diverte. Ma Elisa non si limita al solo insegnamento: in Caritas gli spazi sono porosi, il quotidiano delle donne che vivono qui non può essere segmentato: «a volte aiuto Marika (Belmonte, Assistente sociale, ndr) per le traduzioni in francese, accompagno le ragazze per sbrigare pratiche, le aiuto con le stesse, dò una mano se le ospiti hanno un problema con la lavatrice…Inoltre, ogni venerdì alcuni bambini ivoriani, che frequentano le Elementari, vengono da me per il doposcuola».
Ornella Zanardo, insegnante lo si è per sempre
Ornella è un insegnante di inglese in pensione, e per tanti anni ha prestato servizio all’ITC Bachelet di Ferrara. «Ma dopo un po’ che avevo smesso di lavorare, mi annoiavo e allora passando davanti al Centro Caritas di via Brasavola, ho chiesto informazioni sulla possibilità di fare volontariato e mi han detto che avevano bisogno di un’insegnante». Ornella fa la volontaria per cinque mattine alla settimana: «mi sento utile, è un’esperienza che mi arricchisce molto a livello personale. Ho sempre amato il mio lavoro di insegnante, ma ora è diverso. Mi dà molto anche il cercare di far star bene insieme tra loro le ragazze, il vedere che si aiutano reciprocamente, e l’arricchimento culturale di cui noi stesse insegnanti godiamo. Spesso chiacchieriamo dei piatti tipici dei loro Paesi, ad esempio».
Come si svolgono i corsi di italiano
Molte delle ragazze qui accolte, arrivano che sono analfabete, alcune di loro non riescono nemmeno a tenere la matita in mano: attualmente sono una decina, e fanno parte del primo gruppo di studentesse, quelle dell’alfabetizzazione. Poi c’è il gruppo delle A0 (un’altra decina di ragazze), che un po’ sanno scrivere e leggere, il livello A1, il pre-A2 e l’A2, che è il più avanzato, con 3-4 ragazze. Queste ultime studiano per poter fare l’esame di terza media o il B1 di italiano, e così poter provare a lavorare e a inserirsi maggiormente a livello sociale.
Alcune di queste ragazze e donne frequentano il CPIA o, se madri con bimbi piccoli, il Centro “Elefante blu” al Barco. E altre, vorrebbero prendere la patente, o tentare l’esame per diventare bagnine.
Le lezioni – com’è comprensibile – non vengono mai svolte da Elisa e Ornella in maniera rigida, ma sempre con la massima flessibilità, cercando di volta in volta di interpretare le richieste e i bisogni delle singole ragazze. Ragazze che si attaccano molto alle loro “maestre”, vi si affezionano presto, perché finalmente nella loro vita trovano qualcuno che le considera, che vuole loro bene, che le tratta come persone. Abbiamo incontrato due di loro.
I sogni di Afsaneh
Una donna, una madre di tre ragazze di 24, 27 e 28 anni, che vivevano nel benessere in Iran. Paese che amano, ma che per la libertà e l’incolumità sua e delle figlie, nel 2019 hanno scelto di lasciare (e con loro l’amato cagnolino), per tentare di rifarsi una vita più libera qui in Italia.
Afsaneh studia al CPIA (ora è al livello A2) e segue i corsi anche a Casa Betania (dove vive con una delle figlie), col desiderio di iniziare quanto prima a lavorare. E Afsaneh ha due passioni: il ricamo e la cucina. Sul suo smartphone ci mostra deliziose calze di lana da lei realizzate, e prelibati piatti tipici iraniani, come il qottab, piccoli dolci fritti ripieni di noci e mandorle, e il kashk, una minestra di ceci, cipolla, verdure e menta.
Aïcha, tutta sorriso e coraggio
È arrivata in Italia due anni fa, Aïcha, in uno dei tanti viaggi della fortuna via mare. Ventisei anni, sta studiando per la Licenza Media, e frequenta anche i corsi del CPIA. «Per me – ci dice in un buon italiano – studiare è una grande fortuna. Fortuna che non ho avuto in Costa d’Avorio», suo Paese d’origine. «Non è facile, ma mi piace molto», ci spiega col suo bel sorriso. Il suo sogno, una volta ottenuta la Licenza Media, è di iniziare un corso per OSS.
I migliori auguri, a lei e ad Afsaneh, di poter realizzare ogni loro desiderio.