Poliambulatorio a Casa Betania, storie di sofferenza e vicinanza

I racconti di tre medici volontari Caritas e i dati del 2023

Il lavoro del medico, lo sa bene chi lo svolge, è una professione particolare, vista la vicinanza con le persone e la delicatezza del compito.Diversi medici in pensione hanno scelto di proseguirlo in modo diverso, diventando volontari del Poliambulatorio Caritas a Casa Betania, Ferrara. Abbiamo incontrato tre di loro, Liliana Pittini (ginecologa), Chiara Benvenuti (pediatra) e Giancarlo Rasconi (direttore del Poliambulatorio Caritas e medico in pensione di medicina generale) (foto). Ci raccontano innanzitutto dell’apporto di due nuovi operatori – Bakary Kone (OSS) e Sarah Divas Bomboma (iscritta al quinto anno di Medicina) – che svolgono l’importante lavoro di segreteria, e dell’accordo col SISM (Segretariato Italiano Studenti in Medicina) di Ferrara per far svolgere tirocini di una settimana a studenti di Medicina a UniFe nel nostro Poliambulatorio Caritas:ogni settimana, quattro studenti si alternano per una prima esperienza sul campo. Importante anche il supporto fornito dall’ecografista Davide Sighinolfi e dalla neurologa Luisa Maria Caniatti.

Come pazienti, «a noi si rivolgono quasi sempre persone straniere che hanno difficoltà ad abituarsi a rivolgersi ai servizi del Sistema Sanitario Nazionale – ci spiegano i tre medici volontari -, e considerano invece il nostro Poliambulatorio un luogo più facilmente e immediatamente accessibile. Svolgiamo quindi un ruolo vicariale, non alternativo alla Sanità pubblica, per situazioni che non sono, o non sono ancora, in carico al Sistema Sanitario Nazionale. In questi primi dieci mesi del 2023 – proseguono – abbiamo riscontrato un passaggio dalla lingua anglofona (soprattutto dalla Nigeria) a una prevalenza di persone di lingua francofona (da Camerun, Costa d’Avorio, Guinea, Mali). Ma da noi arrivano anche italiani, come ad esempio ex detenuti, senzatetto, persone che si spostano da una Regione all’altra o che vivono altre forme di emarginazione». E a proposito di trasferimenti frequenti e improvvisi, Pittini, ad esempio, ci spiega come il suo servizio di ginecologia «tratti prevalentemente donne da poco arrivate nel nostro Paese, quindi i primi accessi, fra i quali si registra un turnover sempre più elevato. Avolte, queste persone rimangono non più di una settimana-dieci giorni nella nostra città. In generale, una delle problematiche più frequenti con i pazienti che seguo – prosegue – è il fatto  che non riescono a fidarsi, o non subito, di noi medici. Altre persone, invece, hanno il desiderio di raccontarci la loro storia e a volte di sfogarsi per le violenze subite».

«Come pediatria – spiegano poi Rasconi e Benvenuti – registriamo difficoltà linguistiche e culturali, che nel caso di pediatria si traduce anche nell’impossibilità di spiegare al medico la storia del proprio bambino» (a volte anche di pochi mesi di vita), e quindi i possibili problemi che ha vissuto. E Rasconi ci racconta a volte delle difficoltà, «superiori alla media, di essere consapevoli dell’importanza della continuità di una terapia eventualmente indicata dal medico».

Ma un altro capitolo drammatico lo apre Pittini: quello delle mutilazioni genitali femminili. «Alcune donne ci richiedono la certificazione che dimostri che hanno subito questo tipo di violenza, documento utile per la richiesta di asilo.E mi è capitato che una madre me lo chiedesse anche per la propria figlia di appena 7 anni». Oppure c’è il caso che ci racconta Rasconi, di un migrante che ho visitato alcuni giorni fa, «con un callo osseo nel costato  conseguenza di un colpo ricevuto in Libia col calcio di un fucile».

Un lavoro non facile, dunque, ma che riserva anche soddisfazioni importanti a livello umano: come ad esempio, il sapere che dopo mesi o anni, «persone assistite si sono integrate nel nostro tessuto sociale, o donne che tornano nel nostro Poliambulatorio per rifare la vaccinazione antinfluenzale che avevano fatto durante la gravidanza». E, per la pediatria, la bellezza «di vedere bambini in salute e la loro commovente relazione con la madre».Immagini che danno speranza:quella che i piccoli possano vivere un futuro migliore del passato dei loro genitori.

I dati del Poliambulatorio (primi 9 mesi del 2023)

I numeri riferiti a settembre 2023, parlano di 1663 accessi totali nel Poliambulatorio Caritas di Ferrara.In tutto il 2022, erano stati 2311.Nel dettaglio, in questi primi nove mesi sono stati 1371 gli accessi a Medicina generale, 119 a Pediatria e 173 a Ginecologia. Nello specifico, nell’Ambulatorio di Medicina generale, dei 1371 accessi, 846 sono stranieri, 104 italiani, 158 richiedenti asilo e 263 STP/ENI (Stranieri Temporaneamente Presenti/cittadini comunitari).