Lettino pieghevole

SOS Richiesta lettini da bambino pieghevoli

La Caritas di Ferrara chiede a chi ne ha la possibilità di donare lettini da bambino pieghevoli (non in legno o altro materiale rigido).

Si accettano sia lettini nuovi sia usati, pur in buone condizioni.

Per info e donazioni scrivere a  info@caritasfe.it

I lettini possono essere consegnati dal lunedì al sabato dalle ore 9 alle 12.

 

Lettino pieghevole

Lettino pieghevole

Donazione delle Farmacie Comunali alla Caritas di Ferrara

In questi giorni AFM – Farmacie Comunali Ferrara ha donato alla nostra Caritas diocesana diversi prodotti che verranno utilizzati nell’ambulatorio e nella sede di Casa Betania in via Borgovado a Ferrara.

Si tratta di 30 spazzolini per bambini,  9 scatole di integratori per adulti e bambini, 26 scatole di disinfettante e 35 scatole di Tachipirina.

La nostra Caritas ringrazia sentitamente Farmacie Comunali Ferrara per quest’ulteriore e importante donazione.

 

La Caritas ti promuove: ecco l’Anno di Volontariato Sociale per studenti UniFe

“30 e lode in solidarietà applicata!”: questo lo slogan scelto dalla Caritas di Ferrara per il nuovo progetto pensato per giovani universitari. La possibilità di prestare servizio per 12 mesi nelle nostre strutture. Un’esperienza che cambia la vita

Gli anni universitari per molti giovani non significano solo una – pur formativa – esperienza nelle aule delle Facoltà, ma anche la possibilità di mettersi alla prova entrando in relazione col tessuto sociale della città.

Per questo, la Caritas di Ferrara propone agli studenti e alle studentesse iscritte all’Università degli Studi di Ferrara l’Anno di Volontariato Sociale, 12 mesi dedicati al servizio delle persone bisognose, per vivere un’esperienza di crescita e discernimento personale, partecipazione sociale, condivisione.

 

DI COSA SI TRATTA

Pensato insieme al Servizio diocesano di Pastorale Giovanile e alla Migrantes diocesana, l’Anno di Volontariato Sociale è rivolto a studenti o studentesse italiani/e o stranieri/e di età compresa fra i 18 e i 25 anni, iscritti a UniFe, in corso o fuori corso al massimo di due anni.

L’impegno richiesto è di 12 mesi, con 15 ore di servizio settimanali dedicate all’assistenza di persone senza fissa dimora, famiglie indigenti, profughi, detenuti, donne e minori in condizione di disagio sociale.

Il programma delle attività sarà concordato con i giovani in base alle loro disponibilità, in modo flessibile.

L’esperienza di servizio sarà accompagnata e sostenuta da momenti di formazione e condivisione, per aiutare i giovani impegnati nell’AVS a comprendere le problematiche sociali con cui si confronteranno, analizzare le difficoltà, programmare le attività, riflettere sul valore del servizio per sé stessi e per gli altri.

I giovani saranno inoltre invitati a partecipazione a eventi e iniziative di animazione sociale promossi dalla Caritas, per rendere testimonianza del loro impegno e promuovere la solidarietà sociale.

A beneficio dei giovani impegnati nell’AVS è prevista l’erogazione di una borsa di studio, a titolo di rimborso delle spese sostenute nell’arco dell’anno per il proprio mantenimento agli studi: tasse universitarie, acquisto dei libri, viaggi e trasporti, alloggio.

Non ci sono limiti di tempo per aderire all’AVS. È sufficiente inviare una mail a avs@caritasfe.it manifestando il proprio interesse e indicando: nome, cognome, numero di telefono. I giovani interessati saranno ricontattati da un referente della Caritas per un colloquio. I giovani che manifesteranno il proprio interesse entro il 30 maggio, potranno iniziare l’AVS già nel successivo mese di giugno.

 

L’ESPERIENZA DEL PASSATO: IL SERVIZIO CIVILE

Dai tempi dell’obiezione di coscienza fino al 2021, la Caritas di Ferrara ha accolto ogni anno numerosi giovani, ragazze e ragazzi, italiani e stranieri, grazie ai progetti di Servizio Civile Nazionale, Regionale ed Europeo di cui si è fatta promotrice. Un’esperienza di oltre vent’anni che ha stabilito un legame costante e tuttavia sempre nuovo tra la Caritas e i giovani, fondato sul valore educativo della Carità.

Col passare degli anni, però, l’impegno richiesto agli enti accreditati per il Servizio civile si è sovracaricato di aspetti burocratici e formali che, sebbene finalizzati a sostenere la qualità della proposta, l’hanno di fatto irrigidita, compromettendone l’autenticità. E forse anche a causa di questa eccessiva complessità che si registra tra i giovani un crescente disinteresse al Servizio Civile in modo particolare nel settore dell’assistenza sociale, proprio quello in cui si collocano storicamente i progetti della Caritas. Da queste valutazioni è maturata la decisione della Caritas di Ferrara di non partecipare agli ultimi Bandi di Servizio Civile, per sperimentare invece proposte alternative, svincolate dalle logiche progettuali, più semplici, più flessibili, e più immediate, legate cioè all’esperienza quotidiana di relazione e servizio alle persone bisognose, nei contesti “ordinari” dell’attività Caritas: la mensa per i poveri, il guardaroba sociale per le persone senza fissa dimora, l’affiancamento di mamme e bambini accolte presso Casa Betania…

 

UNA PROPOSTA DIFFERENTE

«Abbiamo deciso di rivedere la nostra proposta per i giovani. Cerchiamo nuove strade. Punto di partenza è questo Anno di Volontariato Sociale, che proponiamo ai giovani per la prima volta», ci spiega Michele Luciani, già referente Caritas per il Servizio civile. «Rispetto al Servizio Civile, è più snello – 15 ore settimanali invece di 25 – e più flessibile, perché gli orari e le attività di servizio verranno concordati con i ragazzi e le ragazze coinvolte, in base ai loro altri impegni, soprattutto lo studio, e alle loro attitudini. E si potranno modificare e rivedere strada facendo. Continuiamo a chiedere tuttavia un anno di impegno, perché crediamo che un’esperienza di servizio abbia bisogno di un tempo congruo per essere pienamente compresa e assorbita dai giovani».

Si tratta di «un’esperienza di servizio che valorizza il rapporto diretto con le persone bisognose e la relazione con gli altri volontari. Anche la formazione che proporremo non ha nulla di teorico, ma coinvolgerà direttamente i giovani. Negli incontri curati dalla Pastorale Giovanile e dalla Migrantes diocesana chiederemo ai giovani di condividere le esperienze che stanno vivendo, i dubbi, le emozioni, le critiche, le proposte; per rileggerle insieme e trovare insieme risposte di valore, nuove domande, significati… Un’avventura nella quale invitiamo i giovani a lasciarsi coinvolgere e a coinvolgerci. Per il primo anno ci rivolgiamo in modo particolare agli studenti universitari di Ferrara, che sono sempre stati tra i principali protagonisti anche dei nostri progetti di Servizio Civile. Negli ultimi anni abbiamo riscontrato tra loro tante situazioni di difficoltà e disagio, legate all’impoverimento delle famiglie e all’isolamento dei giovani. Per questo associamo alla proposta dell’AVS il benefit della borsa di studio, in modo che essa sia realmente accessibili a tutti».

Una finestra sulla Caritas: i nostri interventi su Radio Dolce Vita

I vari servizi di assistenza per le persone bisognose e l’accoglienza di donne e minori. Su Radio Dolce Vita (FM 94,6 – https://www.radiodolcevita.it/), nel programma “La finestra su Ferrara”, sono intervenuti tre operatori della nostra Caritas diocesana: Michele Luciani, Coordinatore dei servizi per l’assistenza, ha riflettuto su chi sono i bisognosi oggi, le nuove povertà, i servizi del nostro Centro di via Brasavola (mensa, ambulatorio, centro di ascolto, guardaroba sociale), i progetti per l’autonomia dei bisognosi e le reti sociali da costruire.

Maria Teresa Stampi, operatrice sociale, e Marika Belmonte, Assistente sociale, hanno invece spiegato come avviene l’accoglienza di donne e minori a Casa Betania e nei diversi appartamenti in città.

Questi gli orari di programmazione dello spot Caritas su Radio Dolce Vita: dal 01 al 31 maggio con 6 passaggi: 08:10, 12:10, 13:10, 15:10, 18:10, 19:10.
Le interviste andranno in onda: giovedì 4 maggio alle ore 08:10 e replica domenica 7 alle ore 12:10; venerdì 26 maggio alle ore 08:10 e replica lunedì 29 alle ore 13:10.

Qui sotto potete ascoltare gli audio.

 

 

(Articolo aggiornato il 2 maggio 2023)

La carità è camminare insieme: i nostri nuovi progetti

I bisognosi non come “utenti” ma persone con cui condividere spazi e tempi di prossimità. Una maggior collaborazione tra i volontari Caritas Ferrara, e tra la stessa e altre associazioni solidali. Un progetto per gli studenti di UniFe. Suggestioni e proposte dopo il Convegno nazionale delle Caritas diocesane

“Agli incroci delle strade. Abitare il territorio, abitare le relazioni” è il titolo del 43° Convegno nazionale delle Caritas diocesane che ha riunito dal 17 al 20 aprile a Salerno 660 delegati da 173 Diocesi. Quattro giorni di testimonianze e interventi che hanno messo in evidenza la necessità di “abitare il territorio con creatività”, mettendo al centro la comunità, rendendo i poveri protagonisti dei processi decisionali. Non a caso, il sottotitolo dell’evento recitava così: “Camminare insieme sulla via degli ultimi, per cercare i lontani e invitare gli esclusi”.

Per la nostra Caritas diocesana hanno partecipato il Direttore Paolo Falaguasta e l’operatore Michele Luciani. È proprio quest’ultimo a raccontarci che cosa si “porta a casa” di quest’intensa esperienza.

 

UNIVERSALE E LOCALE: IDEE CALATE NELLA REALTÀ

«Ritrovarsi assieme a Salerno fra delegati Caritas da tutta Italia, oltre che un piacevole momento di incontro, rappresenta uno stile, un metodo di lavoro, un modello organizzativo per costruire comunità intorno ai servizi per le persone bisognose», ci spiega Luciani.

Per questo, «se le Caritas parrocchiali trovano nella loro Caritas diocesana un luogo permanente di confronto e discernimento, allo stesso modo le Caritas diocesane trovano nella propria Caritas regionale un punto di riferimento per il confronto e la formazione permanente». Come Caritas Ferrara, a livello regionale siamo parte di diversi tavoli fra i tanti (Immigrazione, Servizio civile e proposte educative per i giovani, Centri di ascolto, Osservazione povertà, oltre a partecipare al Gruppo di lavoro dei Direttori diocesani). Da questi tavoli, ogni Regione esprime propri delegati regionali per analoghi tavoli nazionali di Caritas Italiana.

«Questo metodo di lavoro è importante in un duplice senso», prosegue Luciani: da una parte, universale (la carità come tema generale, la promozione e l’educazione della solidarietà), «che fa convergere in una lettura integrata»; dall’altra parte, nel senso di tradurre questi valori (carità, solidarietà, fratellanza) in esperienze particolari, locali, «mostrando come questi siano concetti non astratti ma calati nella realtà», nelle singole esperienze territoriali.

 

SPAZI E TEMPI CONDIVISI: IL PROTAGONISMO DEI POVERI

«La politica è la forma più alta di carità», diceva papa Pio XI, concetto poi ripreso dai successivi pontefici. E in questo solco sono state diverse le suggestioni dal Convegno salernitano, in particolare nell’intervento di Giovanni Laino, docente all’Università Federico II di Napoli.

«Le strade della carità – riflette ancora Luciani – non sono fatte per viaggi solitari, ma sono luoghi di incontro e di relazione. La carità si fa quindi politica quando i servizi di carità per la comunità diventano servizi della comunità. Il nostro caro don Paolo Valenti a noi giovani obiettori di coscienza diceva che l’obiettivo ultimo della Caritas è quello di scomparire», perché diventata “inutile”. «È una provocazione attuale, non ancora adeguatamente recepita», prosegue Luciani. «Significa che la Caritas dovrebbe scomparire nella comunità, coinvolgendola a fondo e lasciandosi coinvolgere dalla stessa, non solo nella gestione dei servizi ma anche nella lettura dei bisogni, nel discernimento e nelle decisioni prese insieme, poveri inclusi». Poveri che, quanto i ricchi, sono a pieno titolo «soci della società».

Andare verso le periferie, per Luciani, significa dunque «decentrarsi, accettando le incognite del cammino: per far questo bisogna avere coraggio, bisogna sapersi prendere dei rischi». Senza questo coraggio non si potrà dar vita a una «carità che valorizzi il protagonismo dei poveri». Non si tratta però di creare nuove forme di delega: «ciò si attua soprattutto nelle relazioni di prossimità, non solo nelle lotte di emancipazione. Lo spirito della Caritas non è “rivoluzionario” ma autenticamente uno spirito di servizio che si esprime umilmente, per creare spazi e tempi quotidiani condivisi, promiscui», superando polarità tra chi comanda e chi è comandato. Nel Vangelo Gesù diceva ai discepoli: «vi ho chiamato amici» (Gv 15,12-17). «Ogni giorno – riprende Luciani – possiamo condividere questa amicizia, abitando assieme quegli incroci con coraggio, condividendo la gioia. La mia stessa esperienza ventennale in Caritas è ricchissima di questi incontri, di umanità, tanto che io stesso rischio di non accorgermene più, in una sorta di iperimmersione nel mio servizio, quindi di assuefazione che a volte non mi fa più vedere la bellezza, la speranza, la gioia, la salvezza che l’incontro con gli altri porta. A volte abbiamo bisogno di quel sacrosanto silenzio per dire e ridire dentro di noi: “Signore, quando passi non scordarti di fermarti a casa mia”».

I delegati dell'Emilia-Romagna presenti al recente Convegno di Salerno

I delegati dell’Emilia-Romagna presenti al recente Convegno di Salerno

 

TRE PROPOSTE DALLA NOSTRA CARITAS: GRUPPO DI VOLONTARI, COLLABORAZIONE CON VIALE K, PROGETTO PER I GIOVANI UNIVERSITARI

Gioia e coraggio come essenza di uno stile evangelico sempre da riscoprire. Gioia e non ansia: piccoli gesti da compiere, non obiettivi stratosferici. Un lavoro rinnovato che, è sempre importante sottolinearlo, non può non prescindere dall’ importanza di «comunicare meglio ciò che facciamo e i segni di speranza che ogni giorno raccogliamo nell’incontro con le persone del nostro servizio». Da qui anche l’uso maggiore del nostro sito web (https://www.caritasfe.it/), dei nostri social (https://www.facebook.com/caritasferrara/https://www.instagram.com/caritas_ferrara/) e la ricerca di linguaggi più semplici e immediati.

Per questo, ci spiega Luciani, la nostra Caritas diocesana propone tre progetti “arditi” di condivisione, con uno sguardo nuovo sui servizi di carità.

1. Il gruppo di coordinamento dei volontari Caritas. C’è bisogno di un maggiore coinvolgimento dei volontari di Caritas Ferrara anche nel monitoraggio delle attività, nella lettura dei bisogni e nella programmazione: per questo, come Caritas Ferrara «vogliamo costituire un gruppo di rappresentanza dei gruppi di volontari della nostra Caritas impegnati nei vari servizi (mensa, accoglienza ecc.)». Un gruppo formato da un rappresentante di ogni gruppo di volontari per i vari servizi, che si ritrovi almeno una volta al mese per mettere insieme le varie esperienze. «Anche questo significa decentrarsi, seguendo percorsi non pensati dal Direttore o dagli operatori ma in modo partecipato». In pieno stile sinodale, potremmo dire.

2. Collaborazione con Viale K per i senza fissa dimora. «Stiamo lavorando – prosegue Luciani – a un progetto pensato per le persone senza fissa dimora (guardaroba, lavanderia, servizio docce) assieme all’Associazione Viale K. «Un servizio che sarà presente negli ambienti dell’ex parrocchia di San Giacomo all’Arginone», coordinato da un gruppo di volontari che, solo dopo essersi formato, imposterà nel dettaglio il servizio, agendo così “dal basso”.

3. L’Anno di Volontariato Sociale per studenti di UniFe. Dopo la conclusione dell’esperienza del Sevizio Civile nella nostra Caritas diocesana, «abbiamo pensato di elaborare proposte nuove, meno artificiose, che incontrino di più la realtà. Facciamo, quindi, ai giovani universitari una proposta di impegno, che tenga anche conto della flessibilità di orari di cui hanno bisogno». È l’Anno di Volontariato Sociale: la possibilità di un’esperienza in Caritas in cambio di una borsa di studio. Un progetto portato avanti da Caritas Ferrara in collaborazione con l’Ufficio diocesano per la Pastorale Giovanile e con la Migrantes diocesana. Ne riparleremo meglio a breve.

Sospeso e felice: storia di uno studente in Caritas

L’esperienza nel nostro Centro di via Brasavola in seguito alla sospensione da scuola

Sfruttare una “punizione” per fare un’esperienza nuova, importante, che cambia lo sguardo su una realtà fino ad allora poco conosciuta.
È ciò che sta vivendo Giovanni (nome di fantasia), studente dell’ITI “Copernico-Carpeggiani”, che ha accettato di trascorrere una settimana nel Centro Caritas di via Brasavola in seguito alla sospensione da scuola.
Da mercoledì 12 aprile a venerdì 21 il ragazzo presta servizio ogni mattina dalle 9 alle 14. «È stata una scelta mia», ci spiega. «L’alternativa sarebbe stata di trascorrere una settimana a casa. Non ho avuto dubbi nello scegliere, invece, di impegnare le mie mattinate facendo qualcosa. E riesco a essere più tranquillo se mi danno qualcosa da fare, piuttosto che stare solo seduto a un banco».
Principalmente, Giovanni prepara insieme agli altri volontari i pacchi per la spesa. Aiuta quindi Nabil a scaricare il furgoncino che arriva con i beni alimentari e poi prepara i cartoni da buttare. Per il resto, aiuta dove c’è più bisogno. «Il primo giorno sono stato anche in mensa, pulendo e igienizzando i vassoi usati e riportandoli in cucina. Ho pulito anche i pavimenti e il bagno».
Come accennato, la Caritas per lui è stata sostanzialmente una scoperta: «prima di iniziare qui, sapevo più o meno cosa fosse, a volte ero venuto con mia madre a portare dei vestiti usati. Ma solo prestando servizio, ho scoperto che la Caritas è molto più della raccolta dell’abbigliamento…».
Un’esperienza interessante, dunque, la sua, tanto da volerla ripetere: «quest’estate, prima di andare al mare, vorrei tornare qui almeno una settimana a fare il volontario».

Studenti bisognosi, Caritas Ferrara li sostiene

Fino al 30 aprile è possibile votare on line il progetto “La Caritas ti promuove” per aiutare universitari in difficoltà

Il progetto “La Caritas ti promuove” è stato selezionato da Cattolica Assicurazione tra i cento finalisti del bando “Una mano a chi sostiene”. Dal 1 al 30 aprile è possibile votare on line i  progetti selezionati. I 25 progetti più votati riceveranno un contributo di 20.000 euro.

Il progetto

Il progetto si rivolge a giovani di età compresa tra 18 e 25 anni, che hanno conseguito il diploma di scuola superiore e non possono intraprendere o proseguire gli studi universitari a causa della loro svantaggiata condizione socio-economica. L’obiettivo specifico è quello di offrire ai giovani meno abbienti la possibilità di accedere all’Università e giungere alla laurea, fornendo loro i mezzi per mantenersi e dedicarsi prioritariamente agli studi.

“La Caritas ti promuove” prevede l’alloggio gratuito presso un appartamento messo a disposizione dalla Caritas diocesana, l’assegnazione di una borsa di studio annuale per il pagamento delle tasse universitarie e l’acquisto dei libri; l’affiancamento di un tutor per la programmazione e il monitoraggio del percorso di studi.

Ai giovani si propone inoltre un’esperienza di impegno e partecipazione sociale attraverso il loro coinvolgimento nelle attività di volontariato promosse dalla Caritas per l’assistenza a persone e famiglie indigenti del territorio. L’integrazione tra misure di sostegno allo studio e proposta di impegno nel volontariato contrasta la tendenza all’isolamento cui sono esposti i giovani con minori possibilità economiche, e dunque anche minori opportunità di partecipazione alla vita sociale; valorizza il loro protagonismo, in una logica di collaborazione reciproca; offre ai giovani un’occasione di discernimento, affinché possano guardare con più chiarezza alle proprie aspirazioni e attribuire valore al proprio impegno, per sé e per gli altri.

Per votare:

1. Accedi al link  https://cattolica.unamanoachisostiene.it/progetto/amici-della-caritas-di-ferrara-comacchio/

2. Inserisci nome cognome e indirizzo e-mail, poi clicca il tasto vota.

3. Riceverai via mail una richiesta di conferma del voto: conferma il tuo voto tramite il link contenuto nella mail.

Famiglia ucraina a Ferrara, ospite di Caritas (dicembre 2022)

Sognare la speranza: Iryna, Yurii e i loro figli in fuga dall’Ucraina

Abbiamo incontrato i due coniugi scappati dal Paese in guerra e ospitati dalla Caritas di Ferrara. Il racconto di Yurii sui suoi mesi al fronte e il tentativo di ricostruire una normalità

Piovono i missili russi sulle vite di Iryna, Yurii e dei loro tre figli. Ancora rimbombano nei loro ricordi nonostante la lontananza. Il pianto e lo smarrimento riaffiorano. La loro terra è lontana e ancora intrisa di sangue.

Oltre un anno fa, a fine febbraio, Iryna è stata la prima tra i profughi arrivati a Ferrara ad essere accolta dalla nostra Caritas assieme ai tre figli Bohdan (14 anni), Diana (10) e Vitalii (8). Il marito Yurii, invece, ha scelto di rimanere nel loro Paese, per difenderlo. Solo lo scorso dicembre ha raggiunto moglie e figli nella nostra città.

La donna e i tre bambini hanno vissuto prima in un appartamento in zona Arianuova, poi, una volta partito il Progetto Emergenza Ucraina, all’Arginone negli ambienti dell’ex parrocchia. Ora tutti e quattro risiedono in un altro appartamento. Fino a giugno scorso, i tre figli seguivano on line le lezioni, collegandosi con compagni e insegnanti della loro scuola di Ivano-Frankivs’k, nell’ovest del Paese, dove la famiglia viveva serenamente fino all’inferno scatenato dal regime putiniano. Da aprile 2022, la Smiling International School di Ferrara ha proposto di accogliere gratuitamente i due più piccoli, per permettere loro di proseguire gli studi. La scorsa estate tutti e tre hanno frequentato il campo estivo della parrocchia di San Benedetto. Anche i loro genitori necessitano di studiare per imparare l’italiano: frequentano, infatti, sia i corsi al CPIA sia quelli della nostra Caritas a Casa Betania. Iryna ha svolto un tirocinio di 6 mesi nella Scuola d’infanzia paritaria “G.S. Barbieri“ in zona San Giorgio (era insegnante anche in Ucraina), mentre Yurii ora lavora come operaio nell’azienda Salvi, nonostante nel suo Paese fosse Direttore del Centro Servizi Amministrativo di un ente pubblico.

 

In fuga dalle bombe

I primi giorni dell’invasione russa, in quel terribile febbraio 2022, un missile cade a pochi km dalla loro casa. «Abitavamo vicino all’aeroporto – ci spiegano Iryna e Yurii -, e i russi già bombardavano obiettivi civili». All’inizio Iryna non vuole partire. Ma i pericoli sono troppi: il 26 febbraio lascia l’Ucraina assieme ai propri figli e a sua cognata. È Yurii ad accompagnarli al confine: un viaggio lungo ed estenuante verso il confine con l’Ungheria, per una famiglia che fino a poche ore prima viveva una normale esistenza nella propria città. Ora, invece, ha davanti a sé decine di km macchine in coda per scappare. «Per attraversare 800 metri di confine, abbiamo dovuto aspettare 8 ore, dalle 4 del mattino a mezzogiorno». A quel punto, alcuni amici della cognata che abitano a Ferrara vanno a prenderli al confine e li portano qui, al sicuro.

Yurii, invece, rimane e per difendere la propria patria si presenta a un centro di reclutamento come volontario, non aspettando nemmeno la chiamata dall’esercito. È l’8 marzo. Quattro giorni dopo, assieme ad altri viene portato a Borodjanka nell’oblast’ di Kiev. A quei tempi, il fronte più caldo della guerra.

Yuri e Irina nel Centro Caritas di Ferrara

Yuri e Irina nel Centro Caritas di Ferrara

 

Resistere a Borodjanka (e quella croce su Telegram)

Borodjanka, a circa 50 chilometri da Kiev, è una delle prime città a essere catturate dalle colonne russe in avanzata verso la capitale. Gli invasori la radono al suolo e compiono ogni orrore: vengono trovate anche fosse comuni con corpi di civili. I russi sparano a bruciapelo contro le auto di chi scappa, come testimoniano le carcasse abbandonate e poi schiacciate dai carri armati. Qui, in questo inferno, Yurii le prime tre settimane le passa in trincea o ospite nelle case, quel che offre la Provvidenza. In pochi giorni vede arrivare i mezzi militari russi, a quel tempo ancora molti di più rispetto a quelli di cui gli ucraini potevano disporre prima dell’invio di aiuti da altri Paesi. Da metà marzo a fine aprile 2022, per Yurii è «un periodo particolarmente duro e difficile». Ma all’inizio, tiene nascosto alla moglie e ai figli che sta combattendo, per non farli impensierire. “Ci fanno esercitare”, dice a Irina. E poco dopo: “non ci sarà connessione nei prossimi giorni…”. Ma un giorno un comandante lo riconosce, gli scatta una foto e la fa avere a Iryna. In quel momento lei capisce che è sul fronte. Dopo qualche giorno riescono a telefonarsi. Nel frattempo, loro due assieme ad altri uomini sul fronte e alle loro mogli si tengono in contatto in un gruppo su Telegram. Le donne, ogni giorno, attendono di vedere comparire il simbolo della croce: è il segno che non ci sono stati morti.

 

Nel Donbass: il missile, il ricovero

A maggio, Yurii viene spostato assieme ad altri nel Donbass: prima a Severo-Donetsk, poi a Bakhmut e Lisichansk. Un giorno, un missile esplode a 4 metri da lui: non viene sobbalzato perché disteso, ma l’esplosione gli provoca comunque un grave stato confusionale. «Soprattutto in quel periodo, il lancio di missili russi era imponente, continuo. Bombardavano anche per un giorno di fila», ci racconta. A giugno Yurii viene congedato per le conseguenze dell’esplosione, e ricoverato per due settimane nel vicino ospedale di Družkivka. Poi torna al fronte, ma dopo altre tre settimane viene congedato: ha problemi di cuore e le conseguenze psicologiche di quei mesi al fronte si fanno sentire. Da giugno a dicembre è spostato in un settore amministrativo-burocratico dell’esercito. «Non posso, però, dire in che zona, per motivi di sicurezza».

 

Sognare che l’orrore abbia fine

Poi a dicembre Yurii viene congedato e decide di raggiungere la famiglia a Ferrara. Il 1° ottobre, infatti, era entrata in vigore la legge che permetteva il licenziamento dei soldati con tre o più figli minorenni. Iryna non ha detto ai tre bambini che il padre gli avrebbe raggiunti, anche per paura che ci potesse essere qualche problema ai confini. Yurii arriva nella nostra città in una fredda mattina di dicembre: sono le 5, i figli, ancora assonnati – ci racconta Iryna -, «nel vederlo all’improvviso erano talmente sconvolti che per alcuni istanti non riuscirono nemmeno a gridare di gioia: pensavano fosse un sogno».

«Ora siamo più sereni», ci dicono i due. Il pensiero di tornare nella propria terra è ancora lontano, il frastuono delle bombe non cessa. «Chi vivrà, vedrà», dice, con realismo, Yurii. Con realismo e una nota di speranza, meno rumorosa dei missili ma molto più tenace.

Caritas alla ricerca di una/o psicologa/o

L’APS “Amici della Caritas di Ferrara-Comacchio” è alla ricerca di una/o psicologa/o da impiegare a tempo pieno all’interno dei CAS-Centri di Accoglienza Straordinaria che ospitano donne e minori nelle sedi di Ferrara. La risorsa si occuperà della conduzione di colloqui con le singole beneficiarie o con il nucleo familiare in base alle esigenze.

Requisito fondamentale: comprovata conoscenza della lingua francese.

Inviare candidature attraverso il portale “INDEED”: https://it.indeed.com/viewjob?from=appshareios&jk=8b08a07b0865e9cc o direttamente all’indirizzo email caritasfe@libero.it

«Qui è una grande famiglia»: Carlo, “padre” di Casa Betania

Abbiamo incontrato Carlo Serico, giovane operatore dell’accoglienza nella nostra Caritas di Ferrara. Un punto di riferimento per i tanti bambini di Casa Betania

Fristelle, ivoriana, 25 anni, fin da subito ha dimostrato grandi capacità di apprendimento della nostra lingua. Col suo sguardo innamorato non perde mai di vista Timo, diminutivo di Timael, il suo piccolo di appena 7 mesi. Sono l’immagine plastica della voglia di riscatto delle donne accolte dalla nostra Caritas. Un passato difficile, di cui si fatica anche a parlare, e un presente fatto anche di sorrisi, di riconoscenza, di amicizie che nascono – magari con donne ucraine – nel contesto di Casa Betania

Timo e Fristelle ci accolgono mentre incontriamo un altro operatore dell’accoglienza della nostra Caritas, Carlo Serico.

 

INSTANCABILE TUTTOFARE

Venticinque anni, originario di Copparo, diplomato al Dosso Dossi indirizzo Architettura (è anche un bravo disegnatore), Carlo nel 2019 decide di svolgere il Servizio Civile in Caritas. «Consegnai la domanda l’ultimo giorno, perché non ne ero convinto, avendo anche alcuni pregiudizi, Pur desiderando di fare esperienza in un ente che aiutasse le persone in difficoltà. Col tempo, il mio punto di vista è cambiato radicalmente». Un cambiamento così importante che nel 2020, anno in cui è stato assunto, lo ha convinto anche di accettare la proposta di risiedere a Casa Betania, in un appartamento autonomo, svolgendo così anche il servizio di guardiania.

Iscritto al primo anno di Scienze Motorie, corso che frequenta on line, Carlo è davvero un tuttofare: «durante il Servizio Civile facevo gli accompagnamenti in ospedale, per il rinnovo della tessera sanitaria, e le lezioni di italiano a domicilio negli appartamenti delle ragazze. Da quando sono stato assunto, invece, ogni mattina, da lunedì a venerdì, assieme a Kateryna (leggi qui, ndr) facciamo il giro degli appartamenti» Caritas in città dove vivono donne e minori accolti: qui fanno il controllo pulizia, eventuali manutenzioni, si accertano che non ci siano problemi di convivenza. «Anche qui a Casa Betania, quando c’è un problema qualsiasi me ne occupo io, oltre ad occuparmi della documentazione degli appartamenti dedicati all’accoglienza e alle giacenze di Casa Betania».

 

IL PADRE DI TUTTI

Tutti i minori accolti dalla Caritas, il padre o non l’hanno più o non l’hanno mai conosciuto oppure vive lontano. Manca loro, ciò, la figura maschile fondamentale per la loro crescita. Non un aspetto secondario, quindi.

Di fatto, l’unica figura maschile sempre presente lì è Carlo. «Anche per questo si legano molto a me. Mi sento un po’ il padre di tutti». E si vede. Parlare con Carlo significa essere interrotti all’incirca ogni 5 minuti…: due bimbe nigeriane gli saltano in braccio, portandoli un “juice” (un succo di frutta), Andriy, bimbo ucraino, dice con un sorriso furbo: “Serico è bravo…”.

«È un’esperienza che mi ha arricchito e continua ad arricchirmi tanto», ci spiega ancora Carlo. «Ci tengo tanto a questi bambini: Casa Betania la vivo come fosse davvero una comunità, una grande famiglia. È chiaro che si tratta del mio lavoro, ma il lato umano non viene mai meno». Ma c’è anche un lato doloroso: «intuisci cosa possono aver sofferto: ad esempio, mi colpisce come i bimbi ivoriani all’inizio abbiano paura anche del termometro. E poi so che i bambini prima o poi se ne andranno da qui». Ma ci si abitua, e comunque le emozioni positive sono quelle dominanti».

 

UNA VITA “NORMALE”

Carlo cerca di inventarsi qualsiasi cosa per ricostruire una qualche normalità per queste donne e questi bambini carichi di sofferenza, di traumi.

Due settimane fa, ad esempio, aiutato da alcuni ragazzini ucraini, ha realizzato l’angolo giochi nell’ampio corridoio al piano terra. Piccole ma importanti trasformazioni sono avvenute qui: un nuovo tavolo per la scuola, alcuni banchetti dove i bambini possono disegnare, una libreria dedicata a loro.

Negli ultimi mesi, i bimbi ucraini (attualmente sono 8, fra cui due femmine, quasi tutti di 10-13 anni d’età) li ha coinvolti in alcuni piccoli lavoretti, per tenerli occupati, per insegnarli a impratichirsi e per coinvolgerli in qualcosa di creativo: oltre all’angolo giochi, insieme hanno realizzato due portachiavi, uno dei due con la bandiera ucraina, e hanno riallestito il gazebo al centro del chiostro, prima utilizzato per le persone in attesa del vaccino anti Covid, facendolo diventare la loro “casetta”. «E a volte la sera gioca a carte con loro o con le loro madri, o con la bella stagione giochiamo a pallone o a nascondino nel chiostro».

Quando c’è l’occasione, non mancano nemmeno piccole uscite a Parco Pareschi, sulle Mura, o ad eventi particolari, come l’anno scorso al Mercato Europeo. Ma lo sguardo non è rivolto solo al presente ma anche al futuro, con alcune idee rivolte ai bambini, alla loro cura e integrazione, e alle scuole.

Insomma, si tratta di un’esperienza difficile, complessa ma molto bella di convivenza interculturale. Un’esperienza che non può non segnarti nel profondo. Soprattutto se, come Carlo, sei sempre in prima linea.

L’angolo giochi

La “casetta” dei bimbi ucraini

La libreria per i bambini

I due portachiavi realizzati da Carlo assieme ai bambini

I due portachiavi realizzati da Carlo assieme ai bambini