Poliambulatorio a Casa Betania, storie di sofferenza e vicinanza

I racconti di tre medici volontari Caritas e i dati del 2023

Il lavoro del medico, lo sa bene chi lo svolge, è una professione particolare, vista la vicinanza con le persone e la delicatezza del compito.Diversi medici in pensione hanno scelto di proseguirlo in modo diverso, diventando volontari del Poliambulatorio Caritas a Casa Betania, Ferrara. Abbiamo incontrato tre di loro, Liliana Pittini (ginecologa), Chiara Benvenuti (pediatra) e Giancarlo Rasconi (direttore del Poliambulatorio Caritas e medico in pensione di medicina generale) (foto). Ci raccontano innanzitutto dell’apporto di due nuovi operatori – Bakary Kone (OSS) e Sarah Divas Bomboma (iscritta al quinto anno di Medicina) – che svolgono l’importante lavoro di segreteria, e dell’accordo col SISM (Segretariato Italiano Studenti in Medicina) di Ferrara per far svolgere tirocini di una settimana a studenti di Medicina a UniFe nel nostro Poliambulatorio Caritas:ogni settimana, quattro studenti si alternano per una prima esperienza sul campo. Importante anche il supporto fornito dall’ecografista Davide Sighinolfi e dalla neurologa Luisa Maria Caniatti.

Come pazienti, «a noi si rivolgono quasi sempre persone straniere che hanno difficoltà ad abituarsi a rivolgersi ai servizi del Sistema Sanitario Nazionale – ci spiegano i tre medici volontari -, e considerano invece il nostro Poliambulatorio un luogo più facilmente e immediatamente accessibile. Svolgiamo quindi un ruolo vicariale, non alternativo alla Sanità pubblica, per situazioni che non sono, o non sono ancora, in carico al Sistema Sanitario Nazionale. In questi primi dieci mesi del 2023 – proseguono – abbiamo riscontrato un passaggio dalla lingua anglofona (soprattutto dalla Nigeria) a una prevalenza di persone di lingua francofona (da Camerun, Costa d’Avorio, Guinea, Mali). Ma da noi arrivano anche italiani, come ad esempio ex detenuti, senzatetto, persone che si spostano da una Regione all’altra o che vivono altre forme di emarginazione». E a proposito di trasferimenti frequenti e improvvisi, Pittini, ad esempio, ci spiega come il suo servizio di ginecologia «tratti prevalentemente donne da poco arrivate nel nostro Paese, quindi i primi accessi, fra i quali si registra un turnover sempre più elevato. Avolte, queste persone rimangono non più di una settimana-dieci giorni nella nostra città. In generale, una delle problematiche più frequenti con i pazienti che seguo – prosegue – è il fatto  che non riescono a fidarsi, o non subito, di noi medici. Altre persone, invece, hanno il desiderio di raccontarci la loro storia e a volte di sfogarsi per le violenze subite».

«Come pediatria – spiegano poi Rasconi e Benvenuti – registriamo difficoltà linguistiche e culturali, che nel caso di pediatria si traduce anche nell’impossibilità di spiegare al medico la storia del proprio bambino» (a volte anche di pochi mesi di vita), e quindi i possibili problemi che ha vissuto. E Rasconi ci racconta a volte delle difficoltà, «superiori alla media, di essere consapevoli dell’importanza della continuità di una terapia eventualmente indicata dal medico».

Ma un altro capitolo drammatico lo apre Pittini: quello delle mutilazioni genitali femminili. «Alcune donne ci richiedono la certificazione che dimostri che hanno subito questo tipo di violenza, documento utile per la richiesta di asilo.E mi è capitato che una madre me lo chiedesse anche per la propria figlia di appena 7 anni». Oppure c’è il caso che ci racconta Rasconi, di un migrante che ho visitato alcuni giorni fa, «con un callo osseo nel costato  conseguenza di un colpo ricevuto in Libia col calcio di un fucile».

Un lavoro non facile, dunque, ma che riserva anche soddisfazioni importanti a livello umano: come ad esempio, il sapere che dopo mesi o anni, «persone assistite si sono integrate nel nostro tessuto sociale, o donne che tornano nel nostro Poliambulatorio per rifare la vaccinazione antinfluenzale che avevano fatto durante la gravidanza». E, per la pediatria, la bellezza «di vedere bambini in salute e la loro commovente relazione con la madre».Immagini che danno speranza:quella che i piccoli possano vivere un futuro migliore del passato dei loro genitori.

I dati del Poliambulatorio (primi 9 mesi del 2023)

I numeri riferiti a settembre 2023, parlano di 1663 accessi totali nel Poliambulatorio Caritas di Ferrara.In tutto il 2022, erano stati 2311.Nel dettaglio, in questi primi nove mesi sono stati 1371 gli accessi a Medicina generale, 119 a Pediatria e 173 a Ginecologia. Nello specifico, nell’Ambulatorio di Medicina generale, dei 1371 accessi, 846 sono stranieri, 104 italiani, 158 richiedenti asilo e 263 STP/ENI (Stranieri Temporaneamente Presenti/cittadini comunitari). 

L’integrazione è una relazione: al via due nuovi progetti Caritas

Pensati per donne e minori stranieri, si svolgeranno nella sede di viale Po a Ferrara

Per sua natura, la costruzione della carità non può non avvenire nell’urgenza del presente e al tempo stesso non può non avere uno sguardo spalancato sul futuro. La nostra Caritas diocesana questo lo sa bene ed è per questo che ha organizzato o collaborato a due importanti progetti rivolti a donne e minori stranieri.

I due corsi si svolgeranno al piano terra dello stabile di viale Po, 8, di proprietà della Caritas, che accoglie già alcune donne straniere con minori e forse in futuro uno studentato. Un edificio, quindi, già dedicato a questa tipologia di accoglienza (prima del periodo Covid si svolgeva un corso di italiano, uno di alfabetizzazione digitale, e attività di libera aggregazione per le donne e i bambini lì accolti) e che ora si anima di nuove e importanti attività.

Progetto “Crescere insieme” 

Il primo dei due progetti, “Crescere insieme”, ideato e portato avanti dalla nostra Caritas diocesana (e reso possibile grazie all’8xmille, al 5×1000 e alla donazione della Fondazione Fornasini), è pensato per favorire lo sviluppo fisiologico del bambino sostenendo il genitore nel suo accudimento. «Dopo un primo mese di rodaggio con le nostre ospiti – ci spiega Marika Belmonte, Assistente sociale Caritas -, nei prossimi mesi lo apriremo a donne con difficoltà economiche interessate. Avendo a che fare con minori ospiti nei nostri appartamenti, nell’ambulatorio e nel nostro Centro di Ascolto, abbiamo notato come molti di loro abbiano problemi e carenze comportamentali, linguistiche, nutrizionali e relazionali, causati soprattutto dalla marginalità socio-economica nella quale vivono. Ciò porta questi minori a rimanere soli nel contesto in cui abitano, tendendo così ad autoisolarsi». 

Obiettivo del progetto è quindi quello di favorire lo sviluppo fisiologico, il benessere psicosociale e l’integrazione del bambino all’interno del contesto dove vive, attraverso il supporto e l’accompagnamento del genitore. Nello specifico, si cercherà di favorire il progressivo sviluppo del linguaggio verbale, l’educazione alimentare e il supporto alla genitorialità.

Come primo passo, verrà fatta una valutazione neuropsichiatra e neuropsicologica del minore e poi, in base ai bisogni, lo si farà seguire da una specifica figura professionale. Infine, saranno previsti due monitoraggi, a 6 mesi e a 1 anno. In questo progetto sono coinvolti, quasi tutti come volontari, una psicologa, un assistente sociale, una pediatra, un’ostetrica, una neuropsichiatra infantile, un logopedista, alcuni educatori e meditatori. Per favorire l’ambito relazionale del minore, saranno previste anche attività ludico-ricreative.

«In genere – continua Belmonte -, queste persone non accedono ai servizi pubblici di questo tipo, o perché non ne sono a conoscenza o perché scelgono di non accedervi. Caritas, invece, è uno dei pochi servizi a cui si rivolgono. La nostra proposta, quindi, intende aiutarli per poi indirizzarli ai servizi pubblici già esistenti». È importante quindi specificare che non si tratta di un’attività ambulatoriale ma solo di consulenza, dunque di affiancamento ai servizi comunali presenti sul territorio.

“Le parole della nascita”

Si intitola invece “Le parole della nascita” il progetto promosso da Comune di Ferrara e Centro per le Famiglie dello stesso, in collaborazione con la nostra Caritas diocesana e il Centro Salute Donna – AUSL Ferrara. Nella sede di viale Po, 8 ogni mercoledì mattina dalle ore 10 alle 12.30, a partire dal 15 novembre, inizierà il primo ciclo di sei incontri per donne extracomunitarie in gravidanza (a prescindere che sia la prima gravidanza o meno, e che parlino o meno l’italiano). «Ogni incontro – ci spiega ancora Belmonte – è legato ad alcune parole della lingua italiana che queste donne sentiranno durante la gravidanza e nel post parto; parole, quindi, di cui devono cogliere il significato per una maggiore consapevolezza della loro situazione e delle conseguenti scelte da compiere».

Come nel caso di “Crescere insieme”, si è deciso di dar vita a questo progetto perché a livello comunale pur esistendo già servizi per future mamme e neo mamme, per scelta o ignoranza non vengono frequentati dalle donne straniere. Al fondo, prosegue Belmonte, «vi è l’idea di un’integrazione graduale di queste donne» nel nostro tessuto sociale: “Le parole della nascita” non intende, però, sostituirsi ai servizi pubblici già esistenti ma si presenta come un passaggio propedeutico necessario per poter poi accedere agli stessi.

Tutti gli incontri saranno guidati da Irina Cristina Damian, psicologa del Centro per le Famiglie e, oltre a lei, nei diversi appuntamenti si alterneranno altre figure: un’ostetrica, un’assistente sociale, educatrici e psicologi.

 

50 anni della Caritas diocesana

Il 19 novembre S. Messa con l’Arcivescovo in San Francesco

Domenica 19 novembre, in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri, S.E. Mons. Gian Carlo Perego celebrerà una S. Messa alle ore 18 in San Francesco per ricordare tutti i volontari, gli operatori, i sacerdoti e i laici grazie ai quali la Caritas ha operato per 50 anni in diocesi.

Caritas Italiana era nata nel 1971 per volontà di Paolo VI, e per volontà di Mons. Natale Mosconi, vede la luce il 4 novembre 1973 la Caritas diocesana di Ferrara cui fa seguito quella di Comacchio il 6 novembre dello stesso anno, entrambe con un proprio statuto pubblicato sul Bollettino Ecclesiastico 9-12 (1973) e tra le prime in Italia.

Cinquant’anni di carità nello spirito del Concilio Vaticano II, che aveva fatto della figura del Buon Samaritano, l’immagine della spiritualità del Concilio stesso.

La celebrazione del mezzo secolo di Caritas diocesana diventa quindi motivo di una riflessione sulla scelta preferenziale per i poveri, sullo stile della carità cristiana e sull’utilizzo di questo strumento che, oltre che a livello diocesano, l’Arcivescovo auspica diventi “una delle strutture portanti dell’Unità Pastorale”.

“I poveri li avrete sempre con voi”, prosegue Mons. Perego in una lettera indirizzata ai sacerdoti. “Questa presenza chiede una prossimità rinnovata nelle diverse stagioni della vita della Chiesa: una ‘conversione al prossimo’ – come la chiamava Mons. Natale Mosconi – a cui nessun cristiano e nessuna comunità può sottrarsi”.

Giorgio Forini e il servizio come relazione personale

Lo scorso 1° novembre ci ha lasciato Giorgio Forini, 67 anni, storico volontario della nostra Caritas diocesana. Pubblichiamo i ricordi di chi l’ha conosciuto e con lui ha collaborato

Grande il dolore per la scomparsa di Giorgio Forini, storico volontario della nostra Caritas diocesana, deceduto a 67 anni all’alba del 1° novembre, Festa di Ognissanti, dopo un periodo di ricovero all’Ospedale di Cona. I funerali sono fissati per martedì 7 novembre alle ore 14 nella chiesa di Santa Maria in Vado.

Dopo una vita come impiegato in Carife, Forini aveva dedicato anima e corpo al servizio per gli ultimi della nostra città. Instancabile parrocchiano di Santa Maria in Vado, impegnato in Caritas, in particolare nella nostra mensa di via Brasavola, è stato anche volontario e vicepresidente dell’Associazione Viale K, promotore dell’iniziativa “Galeorto” nel carcere di via Arginone, collaboratore della comunità d’accoglienza “La Ginestra” di Cocomaro di Focomorto. Era stato, inoltre, membro del Commissione Affari Economici dell’Unità Pastorale Borgovado, membro della Commissione diocesana per la famiglia e Valutatore Sociale nel GIT (Gruppo di Iniziativa Territoriale) ferrarese di Banca Etica. Fratello di don Francesco (parroco di Mizzana, Assistente dell’Azione Cattolica diocesana, morto nel 2014 a 67 anni in un incidente stradale) e di Bernardetta, lascia la moglie Maria Teresa “Besa” Lucci, i figli Giacomo, Michele, Cecilia, Laura e sei nipoti.

La tristezza per la sua scomparsa non è, però, più forte della grande riconoscenza dei tanti amici e conoscenti di cui è stato compagno di vita fino all’ultimo.

Di seguito pubblichiamo alcuni ricordi di operatori e volontari della Caritas di Ferrara.

 

«Gli operatori e le operatrici, i volontari e le volontarie della Caritas si uniscono commossi nel ricordo di Giorgio Fiorini che lo scorso 1° novembre è tornato alla casa del Padre. La sua instancabile dedizione al servizio per le persone bisognose e per la comunità è stata per noi esempio, stimolo e fonte di energia e fiducia. Con la sua scomparsa Giorgio non lascia un vuoto ma il segno pieno di una presenza operante che continuerà a produrre, nelle fede di cui è stato testimone, frutti sempre nuovi di Carità e Speranza. Questa certezza conforti i familiari che oggi ne piangono la dipartita, ai quali ci stringiamo fraternamente in un abbraccio affettuoso».

Caritas diocesana

 

«Lo incrociavo spesso a margine delle nostre “faccende” di carità. Ci incontravamo senza fare grandi discorsi ma in una dimensione operante, feriale e quotidiana: nel suo servizio per la Caritas o a volte in carcere nel suo impegno per “Galeorto” o per strada quando accompagnava i nipoti a scuola. Per me era sempre bello pensare che “circolasse” una persona così per la città, era sempre sorridente e disponibile. È stato davvero un bravo volontario Caritas, un modello: era sempre al servizio degli altri».

Michele Luciani (Operatore Caritas diocesana)

 

«Per la nostra Caritas, Giorgio in mensa era il referente sia per le colazioni della domenica sia per il gruppo di volontarie e volontari (circa 25) per il pranzo della terza domenica del mese. Il suo servizio in questi pranzi domenicali era quello del tipico “tuttofare”, era il “jolly”, spazzava o andava in magazzino o aiutava in cucina, a seconda della necessità del momento. Era la figura centrale, di riferimento, anche se in questa sua centralità non dominava mai. Giorgio coordinava tutto e conosceva anche molti degli avventori, con cui era sempre accogliente: a una persona chiedeva qualcosa, a un’altra faceva una battuta, ma senza mai banalizzare…Una confidenza, questa, maturata negli anni e che portava gli ospiti della mensa a fidarsi di lui sentendosi rispettati e, anche solo per poco tempo, a poter sdrammatizzare, dimenticando per un po’ la loro difficile situazione. Era, quindi, questo ciò che maggiormente lo contraddistingueva in mensa: il saper tenere le relazioni con le persone accolte, di cui conosceva le storie. E se a volte, come capita, nascevano situazioni spiacevoli, riusciva a calmare gli animi, a stemperare con una battuta, senza assumere la posizione di chi ha “potere”. “Com’è che Giorgio non c’è oggi??”, chiedevano gli ospiti della nostra mensa se non lo vedevano, tanto erano affezionati a lui. Giorgio non era mai retorico e non calava mai niente dall’alto: questo è il più grande insegnamento che ci lascia».

Laura Chiappini e Mario Bonati (Volontari Caritas diocesana)

Volontari in carcere: l’emporio Caritas per i più poveri

Viaggio nella Casa Circondariale di Ferrara attraverso le testimonianze delle volontarie e dei volontari che gestiscono l’emporio interno. Un’esperienza che cambia tutti

Un mondo altro, ma per certi versi non così diverso da quello esterno. Un’esperienza che cambia in profondità sia chi la vive come volontario sia come detenuto. È particolarmente toccante raccogliere le testimonianze delle volontarie e dei volontari Caritas che due volte alla settimana, ogni settimana, si alternano nell’emporio all’interno della Casa Circondariale “C. Satta” di Ferrara.

 

COME FUNZIONA L’EMPORIO IN CARCERE

Sono in tutto 124 donne e 8 uomini – i volontari Caritas che da giugno 2021 gestiscono l’emporio del carcere ogni lunedì (per le prime tre sezioni del carcere) e giovedì (dalla sezione quarta all’ottava), dalle 9.30 alle 11.30, alternandosi in gruppi di tre per ogni turno. Qui si occupano di mantenere la contabilità e la registrazione degli accessi (i dati dei detenuti che si rivolgono all’emporio, le scadenze per il ritiro dei beni), e la distribuzione del materiale.

All’emporio possono accedere – ognuno ogni due settimane – detenuti considerati “poveri” (che hanno, cioè, meno di 100 euro sul proprio conto) per ricevere abbigliamento intimo, tute, camicie (per incontri coi famigliari o con l’avvocato in tribunale), scarpe da tennis, ciabatte, shampoo, bagnoschiuma, sapone liquido, spazzolini, dentifrici, detersivo per lavare i pavimenti. Lo stesso per i cosiddetti “nuovi giunti”, cioè quelle persone da poco tempo detenute.

Il materiale dell’emporio proviene da donazioni di privati e da raccolte solidali ad hoc organizzate da parrocchie e associazioni del nostro territorio. I detenuti, utilizzando il proprio denaro, possono anche chiedere ai volontari – previa richiesta all’Amministrazione del carcere – di acquistare loro altri beni, come ad esempio un modello particolare di scarpe, o un libro.

 

UN MONDO DIVERSO (MA NON TROPPO)

«Per chi vive all’esterno del carcere, alcune dinamiche interne sfuggono, non sono facilmente comprendibili», ci spiegano alcune volontarie. «Quello detentivo è un mondo davvero altro, la percezione dei tempi e degli spazi è molto differente rispetto all’esterno». Poi arriva la possibilità di entrarvi, pur una volta alla settimana, come volontario. E lo sguardo sul “dentro” e sul “fuori” si modifica: «le prime volte che ho avuto l’opportunità di viverlo – racconta una volontaria – mi ha colpito il vedere e sentire i cancelli e le porte che, passaggio dopo passaggio, si chiudevano dietro di me», col conseguente «bisogno – dopo un po’ – di aria, di uno spazio aperto». Sensazioni, queste, «che col tempo e l’abitudine sono diminuite ma non del tutto svanite».

 

LA SPERANZA, OLTRE AL BAGNOSCHIUMA

«Prima di entrarci come volontaria – è un’altra testimonianza -, lo percepivo come un mondo a sé», le cui mura dividevano fisicamente i “buoni” dai “cattivi”. «E invece prestandovi servizio ho scoperto un mondo da valorizzare, incontrando tante persone detenute che nutrono un sincero desiderio di riscatto». Nel loro piccolo, i volontari cercano di «dare loro strumenti di riscatto, segnali per poter comprendere che la loro vita può cambiare». È quella carità fatta non solo, non tanto di beni materiali da distribuire ma di gentilezza, di affetto, di tanti piccoli atteggiamenti che fanno sentire l’altro accettato, riconosciuto non solo nel suo bisogno ma nella sua dignità. Gesti che diano loro speranza in una trasformazione personale, trovando dentro di sé risorse che non sanno di avere o hanno dimenticato.

Una volontaria Caritas ci racconta, ad esempio, come alcuni detenuti giovani dell’emporio la chiamino “mamma”: «a livello umano è qualcosa di forte, ti rendi conto che non solo dai ma ricevi anche tanto».

 

BISOGNO DI VICINANZA

Il sentirsi detenuti dentro un carcere significa molto spesso percepirsi come esclusi dalla vita, dalle relazioni. Si percepisce il mondo là fuori non solo come distante ma come ostile o indifferente. E viceversa. «Dentro abbiamo trovato tanta umanità», ci raccontano invece i volontari Caritas. «A volte qualche detenuto che si rivolge al nostro emporio, pretende da noi, ad esempio che gli diamo qualcosa che non possiamo dargli, o di riceverla più spesso, ma in generale ci rispettano molto, ci ringraziano, a volte ci raccontano anche le loro storie». In ogni caso, «non si sentono giudicati da noi».

Quella lontananza di cui dicevamo, a volte è acuita se i famigliari, i parenti e gli amici del detenuto vivono lontano (spesso fuori dall’Italia) o se hanno scelto di tagliare tutti i ponti con lui. O se una famiglia non ce l’hanno più. Ma emergono dalle testimonianze dei nostri volontari anche aneddoti commoventi, come quello di un detenuto che coi soldi che guadagnava lavorando nelle cucine del carcere, ha comprato un giocattolo per la propria figlia. Un modo, anche questo, per sentire meno il distacco, per rimanere aperti agli affetti, alla vita.

 

DONA MATERIALE PER I DETENUTI POVERI DEL CARCERE DI FERRARA

Il nostro emporio ha bisogno di essere rifornito di scarpe da ginnastica e ciabatte (numeri dal 42 in su), tute (taglie dalla L in su), asciugamani, calze, mutande, shampoo e bagnoschiuma.

Contattaci: Telefono: 388 9706494 – mail: info@caritasfe.it

Oltre 70 scatole di farmaci donate alla nostra Caritas

Oggi, 16 ottobre, AFM – Farmacie Comunali Ferrara ha donato alla nostra Caritas diocesana diversi prodotti che verranno utilizzati nella nostra sede di via Borgovado a Ferrara.

Si tratta di:

5 scatole di Ibuprofene sciroppo,
5 scatole di Froben tosse secca,
5 scatole di Fluibron sciroppo,
10 scatole di Lisomucil sciroppo,
10 scatole di Fluimucil bustine,
3 scatole di Bronchenolo,
3 scatole di Libenar,
3 scatole di Buscopan,
10 scatole di Brufen,
10 scatole di Ibuprofene bambini,
10 scatole di Tachipirina.

La nostra Caritas ringrazia sentitamente Farmacie Comunali Ferrara per questa ulteriore e importante donazione.

Vuoi aiutarci? Ecco come puoi farlo: beni, offerte, lasciti e molto altro!

Vuoi aiutarci?

Spesso ci viene chiesto come poter contribuire al servizio quotidiano che Caritas Ferrara compie a favore degli ultimi. In questo articolo cercheremo di delineare al meglio le varie forme possibili di aiuto. Ce n’è per tutti i gusti…

1. DIVENTA VOLONTARIO

Il modo più diretto è di diventare volontario in uno dei nostri servizi un certo numero di ore alla settimana. Non sono richieste competenze specifiche, ma solo la voglia di fare, un buono spirito di collaborazione, affidabilità e cortesia. Chi può diventare volontario? Chiunque ne abbia voglia, nessuno escluso!

Per maggiori dettagli sui servizi, visita la pagina dedicata ai volontari: https://www.caritasfe.it/volontariato/

 

2. DONA BENI MATERIALI

Presso il Centro di prima accoglienza della Caritas Diocesana si raccolgono:

– generi di prima necessità per la distribuzione diretta alle persone bisognose;
–     prodotti di consumo per il funzionamento dei servizi di assistenza (mensa, guardaroba sociale).

La consegna dei beni materiali può essere effettuata direttamente presso il Centro di prima accoglienza della Caritas Diocesana, in via Brasavola, 19 a Ferrara:
dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle 12.00;

RACCOGLIAMO:

– VESTIARIO PER UOMO e BIANCHERIA PER LA CASA: Si accettano esclusivamente articoli in buono stato di conservazione e puliti: abiti, scarpe, biancheria intima, asciugamani e accappatoi, pigiami e abbigliamento da camera, lenzuola e coperte, borse, borsoni, valigie, cinture.

Per le persone senza fissa dimora, preferenzialmente raccogliamo: jeans, tute, felpe, biancheria intima e scarpe da uomo, coperte e sacchi a pelo, giacconi invernali.

Per le persone indigenti ricoverate presso le strutture ospedaliere della provincia raccogliamo: pigiami, asciugamani, biancheria intima, tute.

– PRODOTTI PER L’IGIENE PERSONALE:

Spazzolini da denti, sapone, shampoo, doccia schiuma, bagno schiuma, schiuma da barba. rasoi usa e getta.

– PRODOTTI DI CONSUMO PER LA MENSA:

Bicchieri, piatti e posate usa e getta, tovaglioli di carta, detersivi e detergenti per la pulizia dei locali e delle attrezzature di cucina.

– ALIMENTI:

Si accettano esclusivamente alimenti in perfetto stato di conservazione, non scaduti.

Preferenzialmente si raccolgono prodotti a lunga conservazione e in modo particolare: olio, tonno e carne in scatola, passata di pomodoro.

– UN SACCO A PELO O UNA COPERTA PER L’INVERNO:

La Caritas Diocesana raccoglie, durante tutto l’anno, sacchi a pelo e coperte da donare ai senza fissa dimora. Questa iniziativa nasce per far fronte alle rigide nottate invernali per coloro che non hanno di dove andare e non trovano posto nei dormitori della città. Si accettano sacchi a pelo e coperte usate ma in buono stato; per chi invece volesse donare un sacco a pelo nuovo, si consiglia di preferire quelli da esterno e dotati di sacco contenitore.

– NON RACCOGLIAMO:

Mobili, Oggetti di arredo, elettrodomestici, giocattoli, libri.

Per la raccolta di questi materiali è possibile rivolgersi alla COMUNITÀ EMMAUS: via Masolino Piccolo – San Nicolò di Argenta (Ferrara) – Tel. 0532/803239

 

3. FAI UNA DONAZIONE IN DENARO

È possibile in ogni momento contribuire economicamente alle opere e alle iniziative di carità promosse localmente dalla Caritas Diocesana attraverso:

  • Bonifico bancario sul c/c IT 10R 05387 13004 000 000 006 664 intestato a Caritas Diocesana di Ferrara – Comacchio, BPER
  • Bonifico bancario sul c/c IT 71I 05387 13004 000 000 013357 intestato a Caritas Diocesana di Ferrara – Comacchio, BPER
  • Bonifico bancario sul c/c IT 70Q 05387 13004 000 000 012399 intestato all’Associazione Amici della Caritas di Ferrara-Comacchio, BPER
  • Consegna dell’offerta presso gli uffici della Caritas Diocesana, in via Brasavola, 19 a Ferrara.

In occasione della Giornata diocesana della Carità, nella V^ domenica di Quaresima si raccolgono offerte per la Caritas presso tutte le parrocchie della Diocesi.

Iniziative speciali di raccolta fondi tramite le parrocchie sono promosse dalla Caritas Diocesana in occasione di eventi calamitosi o particolari emergenze sociali di rilevanza locale, nazionale o internazionale.

Erogazioni liberali deducibili a favore delle APS

– Per i singoli: le erogazioni in denaro o in natura effettuate a favore degli enti del Terzo settore sono deducibili nel limite del 10% del reddito complessivo dichiarato. A decorrere dal 1° gennaio 2018, infatti, la deduzione si applica anche per le erogazioni ad alcune tipologie di enti, tra cui le onlus, le odv e leassociazioni di promozione sociale (APS) iscritte nei registri nazionali, regionali e delle Province autonome di Trento Bolzano, previste dall’articolo 7 della legge 7 dicembre 2000, n. 383.

Qualora la deduzione sia di ammontare superiore al reddito complessivo dichiarato, diminuito di tutte le deduzioni, l’eccedenza può essere portata in deduzione nei periodi d’imposta successivi, ma non oltre il quarto, computando tale importo in aumento dell’importo deducibile dal reddito complessivo degli anni successivi.

L’erogazione deve essere effettuata tramite versamento bancario o postale nonché tramite sistemi di pagamento previsti dall’art. 23 del DLGS n. 241 del 1997 (bancomat, carte di credito, carte prepagate, assegni bancari e circolari). La deduzione non spetta per le erogazioni effettuate in contanti. Il sostenimento dell’onere è documentato dalla ricevuta del versamento bancario o postale ovvero, in caso di pagamento con carta di credito, carta di debito o carta prepagata, dall’estratto conto della società che gestisce tali carte.

Nel caso di pagamento con assegno bancario o circolare ovvero nell’ipotesi in cui dalla ricevuta del versamento bancario o postale o dall’estratto conto della società che gestisce la carta di credito, la carta di debito o la carta prepagata non sia possibile individuare il soggetto beneficiario dell’erogazione liberale, il contribuente deve essere in possesso della ricevuta rilasciata dal beneficiario dalla quale risulti, inoltre, la modalità di pagamento utilizzata.

– Per le imprese: deducibilità integrale entro determinata percentuale del reddito di impresa (2% del reddito di impresa e nel limite massimo annuo di euro 1.549,37), nel caso in cui il soggetto no-profit sia un’APS (Associazione di Promozione Sociale).

Erogazioni liberali detraibili a favore delle APS

Sono detraibili fino a 2.065,83 euro. Queste erogazioni devono essere effettuate tramite versamento bancario o postale o con carte di credito, carte prepagate, o assegni bancari o circolari. Nel caso di utilizzo di queste ultime modalità di versamento il contribuente deve essere in possesso di una ricevuta rilasciata dall’Associazione di Promozione Sociale che riporti l’indicazione della modalità di versamento utilizzata. Per le erogazioni liberali effettuate tramite carta di credito è sufficiente la tenuta e l’esibizione, in caso di eventuale richiesta dell’amministrazione finanziaria, dell’estratto conto della società che gestisce la carta di credito.

4. DONA L’8XMILLE O IL 5XMILLE

Destinando l’8×1000 alla Chiesa Cattolica puoi sostenere le iniziative locali di carità e aiutare chi ha più bisogno.

I cittadini contribuenti possono partecipare alla scelta di destinazione dell’8xmille in sede di dichiarazione annuale dei redditi. In particolare, coloro che sono tenuti alla presentazione della dichiarazione dei redditi, attraverso il Modello Unico o Modello 730. Ma anche coloro che non sono tenuti alla presentazione della dichiarazione possono partecipare alla firma per la destinazione dell’8xmille, attraverso il modello CUD.

Nel caso in cui, per qualsiasi ragione, non si disponga della scheda allegata per il Modello CUD, sarà possibile utilizzare per la scelta per l’8xmille alla Chiesa Cattolica l’apposita scheda allegata alle istruzioni per la compilazione del Modello Unico Persone Fisiche (fascicolo 1).

Destinando il 5X1000 all’Associazione “Amici della Caritas di Ferrara-Comacchio” APS contribuisci al finanziamento della mensa Caritas di Ferrara.

Col tuo 5×1000 sostieni un’azione concreta e quotidiana di solidarietà.

Nei diversi modelli di dichiarazione – CUD, modello 730 E Modello Unico Persone Fisiche occorre:

1) Firmare nel riquadro “sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni” (il primo dei 4 previsti);

2) Indicare il codice fiscale dell’Associazione Amici della Caritas: 93080120384.

 

5. FAI UN TESTAMENTO SOLIDALE

Con il lascito o testamento solidale una persona può lasciare (disporre) tutti o parte dei propri beni a favore di uno o più enti benefici.

Si può adoperare una qualsiasi delle forme testamentarie previste dal nostro ordinamento giuridico: il testamento pubblico, cioè per atto pubblico notarile; il testamento segreto, da porre in essere sempre per mezzo di un notaio; il testamento olografo, che si può depositare formalmente presso un notaio o fiduciariamente presso una qualsiasi persona di propria fiducia.

I lasciti solidali a favore dell’ente scelto, possono essere disposti sotto forma di istituzione di erede (disposizione a titolo universale) o sotto forma di legato (disposizione a titolo particolare).

Si possono apporre dei vincoli al lascito solidale?

Come a qualsiasi istituzione di erede o a qualsiasi legato, è possibile apporre ai lasciti solidali dei vincoli, sotto forma giuridica di condizioni o oneri a carico dell’erede o legatario.

Generalmente, questi vincoli hanno per scopo quello di impegnare l’ente che si è voluto beneficiare a utilizzare il bene o i beni lasciati esclusivamente per la realizzazione delle attività e finalità benefiche proprie dell’ente stesso.

Il lascito solidale può danneggiare gli eredi?

Il testatore, anche nel fare un testamento solidale, cioè un lascito a favore di un soggetto estraneo alla cerchia dei propri eredi per legge, deve cercare di avere sempre l’accortezza di non ledere le quote ereditarie riservate a determinate categorie di eredi.

Infatti, il nostro ordinamento giuridico prevede due tipologie di eredi: gli eredi legittimi, che possono ereditare; gli eredi legittimari, che devono necessariamente ereditare, cioè a favore dei quali la legge riserva una determinata parte del patrimonio ereditario. Gli eredi legittimari, in particolare, sono il coniuge e i figli e, in assenza di figli, gli ascendenti (genitori).

Le quote riservate ai suddetti soggetti variano a seconda di quali e quanti di loro esistano al momento di apertura della successione. Ad esempio, se chi muore lascia il coniuge e due figli, al coniuge è riservato 1/4 del patrimonio e ai figli 2/4 del patrimonio; indi, la parte disponibile per il testatore è 1/4 del proprio patrimonio, cioè la parte che esso può lasciare liberamente a chi desidera (anche enti benefici).

Tassazione del testamento solidale

Il testamento solidale, come qualsiasi altra tipologia di testamento, non sconta alcuna imposta o tassa al momento della sua predisposizione. Anche quando si apre la successione, il valore di quanto lasciato (anche se sono compresi immobili) all’ente non sconta alcuna imposta di successione o altra imposta, stante l’espressa esenzione dal pagamento delle imposte, prevista dall’art. 3 del D.Lgs. 31 ottobre 1990, n. 346, tra l’altro, proprio per gli enti benefici.

 

VIENI A TROVARCI!

In ogni caso, prima di una donazione è sempre possibile prendere appuntamento (chiamando il nostro centralino al numero 388-9706494) e venire nella nostra sede di via Brasavola, 19 per vedere di persona come funzionano la mensa, il guardaroba e gli altri servizi. Ci teniamo ad essere sempre trasparenti: la nostra porta è sempre aperta. Ti aspettiamo!

 

8xmille, i tanti progetti di Caritas Ferrara e nuove idee per l’emergenza abitativa

Attenzione alle povertà specifiche del nostro territorio e massima trasparenza sull’effettivo utilizzo dei fondi. Michele Luciani, operatore Caritas diocesana di Ferrara-Comacchio, ci tiene a sottolineare questi due aspetti nel spiegarci brevemente come parte dei fondi dell’8xmille alla Chiesa Cattolica vengano utilizzati nell’ambito della Carità.

«In tanti progetti che abbiamo portato avanti negli anni e che ancora  sono attivi – ci spiega -, c’è un po’ di fondi dall’8xmille». Solo per citarne alcuni, i progetti legati al guardaroba sociale, al  rinnovo della mensa in via Brasavola, degli arredi, della sala cucina, degli ambienti e degli appartamenti per l’accoglienza di donne e minori (con la ristrutturazione di Casa Betania e del Centro d’accoglienza in  viale Po), oltre che del Centro San Giacomo e legati a interventi per il contrasto della povertà alimentare durante la pandemia Covid.

«Tutto ciò – prosegue Luciani – ha un valore economico ma anche un’importanza specifica nel promuovere un’attenzione costante alla programmazione e alla verifica delle attività, perché i fondi dell’8xmille vengono concessi attraverso la presentazione annuale delle attività che si vogliono sostenere, delle relative voci di costo, e poi della reconditazione. In questo modo, controlliamo e sappiamo come viene impiegato ogni singolo euro». 

Oltre a questo fondamentale aspetto legato alla trasparenza, «le nostre programmazioni sociali partono sempre dalla lettura dei bisogni del territorio e dalla rilettura delle attività degli anni precedenti, sollecitando così anche la lettura delle povertà effettive presenti».

Così, la nostra Caritas Diocesana sta già ragionando su come poter utilizzare i fondi  dell’8xmille nel 2024. «Al Centro San Giacomo di via Arginone a Ferrara (foto, ndr) – ci spiega Luciani – stiamo valutando di allargarci, acquisendo gli ambienti precedentemente utilizzati dall’asilo gestito dalla Coop. “Il Germoglio”». In questi ambienti ex parrocchiali, «vorremmo attivare un Centro di pronta accoglienza per situazioni di grave emergenza abitativa, probabilmente con una modalità di accoglienza meno emergenziale, secondo il modello dell’housing first, per superare i limiti della precarietà abitativa». Obiettivo di Caritas è di «rispondere al bisogno di tante persone che vivono per strada o in alloggi di fortuna, che spesso vengono alla nostra mensa o si rivolgono al nostro guardaroba sociale». L’ex parrocchia di S.Giacomo ospita già alcuni detenuti a fine pena per il progetto Caritas di reinserimento sociale “FuoRiUscire, finanziato anch’esso coi fondi dell’8xmille.

Nel 2023 i fondi derivanti dall’8xmille alla Chiesa Cattolica, Caritas li ha utilizzati per finanziare l’Anno di Volontariato Sociale pensato per sostenere giovani universitari coinvolgendoli direttamente nelle proprie attività. Tante le domande che ancora stanno arrivando per poter partecipare al progetto.

(L’articolo è stato pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 6 ottobre 2023)

Migranti, «non si può costruire l’Europa sulla solidarietà volontaria»

Il nostro Arcivescovo Mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, ha partecipato a Marsiglia ai Rencontres Méditerranéennes

Come Caritas diocesana invitiamo privati cittadini, parrocchie e associazioni a mettere a disposizione strutture (case o appartamenti) per ospitare donne e minori migranti, in fuga dalla guerra o da situazioni di povertà. Contattaci: Telefono: 388-9706494 – Mail: info@caritasfe.it

«Non possiamo costruire l’Europa sulla solidarietà volontaria«. Ne è convinto mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes, a Marsiglia nei giorni scorsi per partecipare ai Rencontres Méditerranéennes, che hanno visto anche la presenza di Papa Francesco. 

Illustrando al Sir l’andamento del dibattito tra i vescovi sulle migrazioni, dopo la presentazione delle cinque relazioni sulle rispettive rive del Mare Nostrum, mons. Perego ha evidenziato come «in molti luoghi è difficile accogliere le persone, c’è la consapevolezza di dover affrontare problemi comuni, ma ci sono anche dei bei tentativi di diverse realtà ecclesiali di rispondere alle provocazioni che le migrazioni lanciano alla nostra fede». «La secolarizzazione sta indebolendo lo spirito di accoglienza, che invece è tipicamente evangelico», ha detto il presule, secondo il quale a Marsiglia «è emerso il tema della responsabilità politica, anche dei cristiani»: «bisogna chiedersi quali risposte dare al fenomeno migratorio, per un maggiore impegno nella società. Si tratta di un impegno “ad extra’”, come si raccomanda nel quarto capitolo della Fratelli tutti, in cui il Papa invita ad una rinnovata politica al centro della quale ci sia la carità, l’attenzione alla dignità della persone, al bene comune, alla condivisione». In questa prospettiva, dunque, è urgente acquisire la capacità di concepire il Mediterraneo «non come luogo di scambi economici ma di solidarietà, intesa come appello a cui ogni singolo Paese deve dare il suo contributo».

A proposito dell’impegno della Chiesa italiana sul fronte delle migrazioni, mons. Perego ha fatto notare come «Lampedusa è una delle porte da cui arrivano i migranti, soprattutto dall’Africa. Il modello di Lampedusa è un modello su cui tutti dovremmo puntare: no ai grandi campi, sì invece all’accoglienza diffusa». L’Arcivescovo ci tiene anche a sfatare le rappresentazioni mediatiche, spesso errate e fuorvianti, che i media danno delle migrazioni: «In 10 anni in Italia è sbarcato un milione di persone ma 50mila sono quelle che si sono fermate». Attenzione ai destinatari dell’accoglienza, integrazione e inclusione sono le caratteristiche salienti del modello di accoglienza italiano, che si propone di «non fermarsi sui primi arrivi, ma puntare sull’inclusione e suoi ricongiungimenti familiari, essenziali per il futuro del nostro Paese e per far sì che le nostre città diventino il luogo di vita dei migranti». «L’accoglienza deve mettere al centro i diritti della persona, di tutta la persona, e la valorizzazione delle sue capacità», ha concluo mons. Perego, esprimendo l’auspicio che «il modello dell’accoglienza diffusa sia promosso sul territorio non solo italiano ma europeo. Non possiamo costruire l’Europa sulla solidarietà volontaria, ci vuole un modello fondamentale di convivenza da condividere».

Il Papa a Marsiglia: «c’è bisogno di un sussulto di umanità»

«Le nostre città metropolitane e tanti Paesi europei come la Francia, in cui convivono culture e religioni diverse, sono una grande sfida contro le esasperazioni dell’individualismo, contro gli egoismi e le chiusure che producono solitudini e sofferenze». Nell’omelia della Messa al Velodrome di Marsiglia, davanti a 60mila persone e al presidente Macron, il Papa ha chiesto un «sussulto» di umanità al nostro continente. Perché la fede «genera un sussulto dinanzi alla vita», e sussultare «significa essere toccati dentro, avere un fremito interiore, sentire che qualcosa si muove nel nostro cuore»: «È il contrario di un cuore piatto, freddo, accomodato nel quieto vivere, che si blinda nell’indifferenza e diventa impermeabile, che si indurisce, insensibile a tutto e a tutti, pure al tragico scarto della vita umana, che oggi viene rifiutata in tante persone che emigrano, così come tanti bambini non nati e tanti anziani abbandonati».

«Un cuore freddo e piatto trascina la vita in modo meccanico, senza passione, senza slanci, senza desiderio. E di tutto questo, nella nostra società europea, ci si può ammalare: il cinismo, il disincanto, la rassegnazione, l’incertezza, un senso generale di tristezza», l’analisi di Francesco: una vita «senza sussulti» è quella tipica di un’epoca dalle «passioni tristi». Chi è generato alla fede, invece, «riconosce la presenza del Signore, come il bimbo nel grembo di Elisabetta»: «Riconosce la sua opera nel germogliare dei giorni e riceve occhi nuovi per guardare la realtà; pur in mezzo alle fatiche, ai problemi e alle sofferenze, scorge quotidianamente la visita di Dio e da lui si sente accompagnato e sostenuto».

Comunicare la carità: ecco perché vi proponiamo un’informazione precisa e trasparente

Il nostro utilizzo di questo sito e dei nostri canali social (Facebook e Instagram) rappresenta un aspetto fondamentale di ciò che siamo. Ecco perché

Testimonianze, avvisi, approfondimenti, comunicati, appelli, storie e progetti…Da quando esiste questo sito e in particolare da inizio anno, avrete notato come per noi di Caritas Ferrara la comunicazione non sia né un’occasione per “vantarci” di quel che facciamo né uno strumento “pubblicitario”.

Per noi comunicare significa, invece, fare in modo che sempre di più sia rafforzato il servizio ai poveri e agli ultimi, nostra prima missione, e per promuovere con sempre maggiore efficacia «la testimonianza della carità nella comunità ecclesiale» (art. 1 Statuto Caritas Italiana).

Inoltre, attraverso gli articoli qui pubblicati, e il ciclico ritornare sui nostri diversi servizi, potrete notare le differenze, le evoluzioni e le trasformazioni che viviamo a distanza di mesi e di anni.

Per questo, abbiamo anche scelto di utilizzare costantemente i social (https://www.facebook.com/caritasferrara/ – https://www.instagram.com/caritas_ferrara/) per essere sempre più vicini a voi e per ricevere eventuali proposte, domande e suggerimenti sul nostro operato.

Ci teniamo, dunque, a proporvi un’informazione precisa e trasparente. Ma non solo.

Invitiamo, infatti, chiunque fosse interessato, a venire nella nostra sede di via Brasavola, 19 per rivolgerci direttamente di persona dubbi o per farci proposte. Vi accoglieremo volentieri per confrontarci con voi, nel pieno spirito Caritas. La nostra porta è sempre aperta…

In questo modo, noi potremmo migliorare ancora di più il nostro servizio e voi potrete vedere coi vostri occhi ciò che facciamo. Sempre nella massima trasparenza.