Unità di Strada Caritas: da invisibile a volontario, la storia di Erick

Da invisibile a volontario: la storia di Erick e’ la storia dell’Unita’ di Strada di Caritas Ferrara

Da assistito a volontario: il percorso di Erick, quarantottenne italiano, è la dimostrazione concreta di quanto possa essere importante venire coinvolti in un percorso di reinserimento sociale, come quello proposto dall’Unità di Strada di Caritas Ferrara.

Il progetto

Il progetto è nato a dicembre del 2024 quando un gruppo di amiche uscito per una pizza incentro ha incontrato alcuni senzatetto in via Porta Reno. “Di cosa avete bisogno?” è stata la semplice, ma fondamentale domanda. Da lì è iniziato un impegno costante, il gruppo è cresciuto, inaspettatamente molto in fretta, e ha coinvolto sempre più volontari e anche persone in difficoltà.

Una bella storia che abbiamo raccontato anche qui: https://www.caritasfe.it/unita-di-strada-gruppo-di-supporto-agli-invisibili/

Come è cominciato

E’ partito tutto da una pizza offerta, poi abbiamo iniziato a portare tisane e altro cibo caldo, coperte, vestiti – racconta la volontaria Silvia, che collabora da febbraio – grazie al passaparola e a un gruppo creato su WhatsApp ci siamo ritrovate con persone che ci portavano sacchi pieni di roba per i senzatetto. Una volontaria aveva a disposizione un piccolo deposito in Porta Po e lo abbiamo trasformato in un punto di raccolta e ritrovo per chi voleva donare e per chi aveva bisogno di qualcosa. Siamo cresciuti in fretta, ad oggi quella chat di gruppo conta circa 50 persone, sempre pronte a rispondere alle necessità che raccogliamo per strada: qualsiasi cosa chiediamo, arriva subito. Poi c’è un altro gruppo, più operativo, quello che materialmente percorre le strade, ha il rapporto diretto con le persone in difficoltà, al momento siamo una dozzina di volontari. In coppia a turno usciamo praticamente tutte le sere, tra le 20 e 20:30, d’inverno portiamo minestre, tisane, d’estate frutta, acqua. Abbiamo la fortuna che alcuni panifici, bar e pasticcerie ci regalano pane, brioche, dolci, all’inizio le ragazze preparavano dei pasti a casa e poi li portavano la sera, oggi questo non è più necessario, ci aiutano in tanti: le pizzerie Le Fate e Terra Mia ci donano spesso le pizze”.

Le uscite

A dicembre, quando l’Unità di Strada ha iniziato ad uscire, la sera andava solo in centro, poi un volontario Caritas, Domenico, ha segnalato una situazione analoga anche nella zona degli edifici abbandonati di via Scalambra e allora il giro è diventato doppio. “Non è stato semplice – ammette Silvia – quello è un altro ambiente, più isolato, buio, con diverse tipologie di persone. Ci siamo fatte accompagnare proprio da Domenico e da altri perché da sole all’inizio avevamo un po’ di paura, non conoscevamo la zona. Oggi anche chi dorme lì ha imparato a fidarsi di noi e noi di loro”.

Fino all’inizio dell’estate le persone a cui veniva fornita assistenza erano circa una quindicina in centro e una decina in via Scalambra, con luglio e agosto i numeri si sono abbassati a otto e cinque perché molti o sono solo di passaggio o si trasferiscono al mare per cercare qualche lavoretto estivo.

Il contatto umano

In centro è più facile trovare italiani e stranieri adulti con problemi di dipendenze, in Scalambra vivono più immigrati: dall’est Europa o dall’ Africa. Alcuni sono più abituati a vivere in strada e a chiedere l’elemosina, altri sono molto giovani, hanno problemi legali con i documenti, con i permessi di soggiorno. “C’è un ragazzo che viene dal Gambia, ha 25 anni – racconta con una punta di orgoglio Silvia – le prime volte che provavamo ad avvicinarci scappava ma poi piano piano, facendogli capire che volevamo solo aiutarlo e non denunciarlo, ha iniziato a fidarsi e oggi è diventato un assiduo frequentatore del Centro diurno di via Arginone, abbiamo completato insieme il suo Cv, perché possa fare domanda per un lavoro e controlliamo spesso gli annunci con lui”.

L’esperienza di Erick

Anche Erick è diventato un ospite e un volontario di via Arginone. Quando ha incontrato l’Unità di Strada dormiva in Fausto Beretta, aveva problemi di tossicodipendenza, ma voleva uscirne. Grazie a Domenico Bedin ce l’ha fatta, si è ripreso e adesso dorme nella Comunità di Pratolungo, a Cona, svolge piccoli lavori come giardiniere ed esce spesso la sera con gli altri del gruppo dell’Unità per aiutare chi si trova nelle stesse condizioni in cui si è trovato lui, e il venerdì pomeriggio fa il volontario dalle 15 alle 18 al Centro diurno, dove di recente gli hanno anche organizzato una festa di compleanno. La sua non è l’unica esperienza del genere per fortuna, altri come lui sono passati da assistiti ad assistenti e la loro presenza aiuta molto perché permette ai volontari di stabilire un contatto anche con chi è più diffidente.

Un primo bilancio

Parlando con Silvia si capisce subito che, dopo otto mesi, l’Unità di Strada è già diventata qualcosa di diverso rispetto all’inizio. Non si porta più soltanto qualcosa per coprirsi o da mangiare, molti adesso a pranzo vanno alla mensa di via Brasavola.

“Li aiutiamo con i percorsi medici, con quelli legali, li indirizziamo in Caritas per poter essere seguiti al meglio, li accompagniamo ai vari appuntamenti, il nostro obiettivo è quello di avere un approccio continuativo, restargli vicino non solo per assicurarci che abbiano un pasto caldo ma anche per dargli delle prospettive che prima non vedevano. Non siamo mai arrivati portando solo cibo e dando per scontato che fosse l’unica cosa di cui avevano bisogno, certo quello e il freddo erano l’emergenza, ma poi gli abbiamo sempre chiesto di cosa avessero bisogno, come potevamo aiutarli. Ognuno ha la sua storia: chi è arrivato dalla Nigeria per studiare poi però ha perso la famiglia ed è rimasto senza risorse con i documenti scaduti e si è ritrovato in mezzo alla strada, chi ha lievi disabilità cognitive o ha subito traumi fisici e psichici e ha difficoltà a trovare casa e lavoro. Noi cerchiamo per ognuno il percorso più adatto per riuscire a renderli autonomi e a non farli tornare in strada”.

Il futuro dell’Unità

Il prossimo passo è quello di trovare un nuovo punto di raccolta, distribuzione ma anche vendita per raccogliere fondi e autofinanziarsi, quello di Porta Po non è più disponibile, nel frattempo con tutto quello che è stato portato dai volontari in questi mesi l’Unità di Strada ha fatto vari mercatini e sono andati anche piuttosto bene.

“Vogliamo allargare il gruppo, darci un regolamento interno, strutturarci meglio – sottolinea Silvia – per poter essere sempre più efficaci ed efficienti”.

Per chi fosse interessato ad unirsi all’Unità di Strada i riferimenti sono sempre quelli di Caritas, esiste anche una pagina Facebook per conoscere più da vicino l’attività: Gruppo di sostegno per invisibili, che forse oggi possono essere un po’ meno invisibili!