Ago, filo e cuore: la sartoria sociale Caritas Ferrara
Di un maglione così come di una camicia non si butta via niente. Il detto non è proprio questo, ma il senso si adatta perfettamente allo scopo con cui è nata la sartoria sociale di Caritas Ferrara.
un laboratorio dove vengono riutilizzati gli abiti che non si riesce a distribuire al guardaroba e a cui viene data una seconda vita
Quando è nata l’idea
Caterina Carnuccio è la mente, o forse sarebbe meglio dire la mano che, con forbici, ago, filo e macchina da cucire, nel 2024 ha dato il via a questo progetto.
“L’anno scorso ho avuto la possibilità di dedicare del tempo alle fasce più deboli e mi sono rivolta alla Caritas, anch’io ho vissuto dei periodi al limite e ho capito che in quei momenti c’è bisogno di persone che hanno
un pensiero verso di te. Così mi sono messa a disposizione, sapendo quanto fosse importante per chi è in difficoltà”.
Il progetto creativo
Caterina era una sarta e quando lo ha detto all’operatore Michele Luciani lui le ha subito trovato un posto al guardaroba, per la distribuzione degli indumenti, “ho notato che mancavano sempre biancheria intima e berretti – racconta Caterina – e così ho proposto di usare le camicie e i maglioni che non riuscivamo a distribuire per fare un esperimento, li ho tagliati e li ho trasformati in boxer da uomo e in berretti per l’inverno”.
L’esperimento ha funzionato talmente bene e si è dimostrato talmente utile che Caterina ha eleborato dei cartamodelli facili da usare anche per altre volontarie e volontari e così è nata la sartoria sociale.
Riusare per aiutare
“Da una camicia a maniche lunghe recuperiamo più del 50% creando un boxer da uomo, copriamo tutte le taglie, dalla s alla xl. Una parte di questa biancheria va al guardaroba e una parte in carcere per i detenuti. Adesso stiamo lavorando sui berretti per l’inverno, da un maglione ne possiamo ricavare anche 3 o 4”.
La sartoria sociale è un laboratorio, dove vengono riutilizzati gli abiti che non si riesce a distribuire al guardaroba e a cui viene data una seconda vita. Ma è soprattutto un luogo di incontro per persone che hanno bisogno di stare insieme, è un modo per creare relazioni.
Cucire relazioni
“Qui si conoscono le persone molto meglio che non con un colloquio al Centro di ascolto – spiega Michele – tra i volontari ci sono anche alcuni detenuti e frequentatori del Centro diurno di via Arginone, sede della sartoria”.
Caterina, Maria che taglia, Maria che cuce, Beatrice, Patrizia, Siriana, Teresa, Silviu, Amedeo, Anna Paola (e la lista dei volontari è in continuo aggiornamento) si trovano tutti i martedì dalle 9 alle 12 proprio in via Arginone 161.
Porte aperte ai volontari
Per far parte della sartoria non è necessario saper già tagliare e cucire, certo se lo si sa fare si parte avvantaggiati e magari ci si può portare il lavoro a casa, ma Caterina ha già insegnato a molti e quindi si può considerare la sartoria anche come un corso di taglio e cucito. Se poi magari a casa si ha una macchina da cucire funzionante che però nessuno fa funzionare la si può donare alla Caritas. Al momento al Centro diurno ne hanno tre: una taglia e cuci acquistata e due macchine da cucire donate, ma siccome i volontari sono in aumento e anche l’attività cresce sarebbe meglio averne altre.
Per informazioni
Mentre raccogliamo questa intervista Caterina non si è mai fermata e ha tagliato e cucito due berretti, provenienti da un unico maglione e Maria e Beatrice hanno tagliato diverse camicie che a breve diventeranno boxer per i kit di sopravvivenza.
Ancora una volta la solidarietà passa attraverso strade diverse: c’è chi cucina, chi distribuisce pasti, chi offre assistenza a chi vive per strada e chi taglia e cuce boxer e berretti. Un modo per aiutare chi è in difficoltà lo si trova sempre. Anche con ago e filo.
Per maggiori informazioni il Centro diurno di via Arginone 161 è aperto il lunedì, mercoledì e
venerdì dalle 15 alle 18.














